Appena arrivata, il fiume mi porta con sé; ci si può solo abbandonare alla corrente. Una corrente benevola, alla quale opporre resistenza significherebbe soffrire nel restare immobili dentro. Tutto qui è flusso continuo. Abhee, regista e attore di questo vivere in comunità, si spende generosamente, ma sa anche esortare a momenti di riposo, che sono necessari per far decantare, trasformate, emozioni antiche portate alla luce.
Ognuno è chiamato alla responsabilità personale, anche nel fare, contribuendo alle necessità pratiche, come cucinare, pulire, occuparsi delle attività per i bambini ospiti del centro estivo.
Quello che mi conquista, non è tanto l’attività con i bimbi, quanto la qualità della convivenza, l’essere profondamente insieme, in uno scambio mai banale, interessati realmente a capire e accogliere, noi stessi attraverso l’altro.
L’amicizia che nasce tra tutti noi è un riconoscimento totale e per sempre.
In Abhee scopro un amico che mostra tanti propri spicchi con una naturalezza estrema. Si ride e si piange. Non si finge mai. Si è sempre vicini. Il suo permettersi fa permettere anche a me ciò che mostro solo a pochi. Le parole che emergono in me, se penso a lui, sono “onestà e coraggio di sé”. Ti voglio bene Abhee!
E poi Marta, con la sua totalità, generosità e forza. Desy, con dita trasparenti e sottili di un essere non completamente incarnato, fragile e d’acciaio, assente e attenta, disarmante come una bambina purissima, ironica o perduta in sé, come una vecchia barchetta senza remi che ha conosciuto totalmente il mare.
E Suri, Ciro, corpi giovanissimi, anime in viaggio da sempre. Anime che ricordano. Cuori che imparano, un’altra volta. Dritti come frecce. Occhi affascinanti. Pensieri veloci.
E poi la danza. Una danza che ci fa riconoscere, immergere in noi e nell’altro e ritrovarci. Come sempre accade. Grazie.”